I termini pro solvendo e pro soluto si usano più spesso quando si parla di cessione di crediti. Il meccanismo è molto semplice da capire. Tizio ha un credito verso Caio di 100 euro, che gli verrà pagato tra 90 giorni; ma poiché gli servono subito dei soldi liquidi, cede a Sempronio il proprio credito verso Caio. Sempronio, da un lato, paga a Tizio questo credito in misura inferiore al suo valore (ad esempio 60 euro) e dall’altro diventa creditore di Caio, dal quale può pretendere il pagamento di 100 euro tra 90 giorni (lucrando sulla differenza di 40 euro). Ebbene, la cessione del credito può essere:
pro solvendo:
in tal caso, qualora Caio non paghi, Sempronio – che ha acquistato il credito – può rivalersi verso chi glielo ha venduto, ossia Tizio;
pro soluto:
qualora Caio non paghi, Tizio non è tenuto a garantire Sempronio, sul quale soltanto ricadranno le conseguenze dell’inadempimento del debitore principale.
in linguaggio tecnico:
con la cessione pro soluto, il cedente (ossia il creditore iniziale) garantisce al cessionario (ossia all’acquirente del credito) la sola sussistenza e validità del credito nel momento in cui glielo cede;
invece nella cessione pro solvendo il cedente oltre a garantire la sussistenza e validità del credito si assume la garanzia per l’eventuale inadempimento del debitore: se quest’ultimo non paga, a ridare i soldi al cessionario ci penserà il cedente.
Dunque, solo nella cessione pro soluto il cedente stesso resta liberato da ogni obbligo di pagare il debito qualora non vi provveda il debitore ceduto. Invece nella cessione pro solvendo, il cedente potrà stare tranquillo solo quando il ceduto avrà adempiuto regolarmente.